venerdì 14 agosto 2009

La corsa

Strani, inquieti momenti si susseguono in una corsa senza ostacoli
Li guardo, li osservo, li cerco, li esterno.
Mi appartengono?
Chi insegue chi? Quando è cominciata la corsa?
Scruto l'orizzonte, ma non scorgo traguardi.
Forse dovrei smettere di inseguirli. Forse dovrei evitare di ricercarli.
Mi fermo, li vivo, li sento, li anniento. Si dilatano, si restringono,
mi travolgono, mi stupiscono.
Una corsa infinita per giungere all'adesso.
Finalmente sereno, ho terminato la mia corsa.
Trionfante e libero posso vivere il presente

Alba

Lungo il suo pelo, profondo il suo calore.
Uno sguardo, una zampata, e fu subito fusione.
Ricordo ancora il fragore quotidiano dei gioiosi silenzi con cui accoglieva il ritorno
dopo infiniti minuti.
Era sempre festa, sempre gioia, sempre serenità.
Ed eccola lì, pronta per il grande viaggio;
sdraiata, serena, straordinariamente dignitosa.
Nessun lamento, nessuno sguardo triste, nessun segno di sconforto.
La vita sembrava averla tradita, paralizzata, bloccata.
E invece lei l'accoglieva a suo modo. Elegante e festosa.
Fino all'ultimo morbido abbraccio, in un attimo che si faceva eterno
ella rideva per ogni sciocchezza, ma la sua saggezza era grande come i suoi sorrisi.

domenica 5 luglio 2009

La libertà

Siamo nati liberi, ma non lo sappiamo.
Ci muoviano nello spazio e nel tempo obbedendo a leggi invisibili, impalpabili, irreali.
Viviamo come crediamo di volere. Viviamo come pensiamo di potere.
Eppure il potenziale NOI scalpita nei nostri cuori, irriverente e impaziente.
Ma il rumore del traffico e il caos della vita ci insegnano ad ignorarlo, isolarlo in un angolo, dimenticarlo.
Solo in calde nottate estive, tra un fiume e un mare, tra una montagna e una collina, in un silenzio rigeneratore, ci pare di avvertire, lontano, un eco di un futuro mai realizzato.
Siamo nati liberi, ma lo abbiamo dimenticato. E quando qualcuno prova a dircelo gli spieghiamo, educatamente, che siamo troppo impegnati, troppo presi da impegni improrogabili.
Eccoli, dall'alto, li vedo, ci vedo: esseri umani che si affannano giorno e notte in una corsa senza scopo e senza meta. Esseri liberi di essere. Esseri liberi di dimenticare.

giovedì 25 giugno 2009

Elisa

Un vento selvaggio, orientale, vibrante.
Una carezza improvvisa e avvolgente.
Un lampo nel buio, una luce nella notte.
Una voce nel silenzio, un silenzio nel rumore.
Contemplare e ammirare la perfezione farsi donna:
figure sfuggenti, mutevoli, ma sempre ammalianti.
Odori, sapori, ricordi, emozioni.
Questo è il mio amore, la mia compagna, la mia vita.
Questa è Elisa.

mercoledì 24 giugno 2009

L'illuminazione

Nuove intense emozioni stracciano il velo di maia.
Non nella contemplazione
non nella corsa
non nel fugace piacere o nel tremendo dolore sta l'illuminazione.
Essa vive ardente e inafferrabile nelle umide grotte della sapienza.
Quella sapienza acquisita con la dedizione, la passione, l'ottusità e la ragione.
Al confine tra la luce e l'oblio...
lì, proprio lì, fiammeggia la coscienza.

lunedì 15 giugno 2009

Molto interessante

Vi segnalo questo articolo
http://www.libreidee.org/2009/06/diario-nella-casbah-di-torino-per-vincere-la-paura/
parla di un ragazzo che ha affrontato la paura degli immigrati vivendo per un anno in mezzo a 55 etnie...
da non perdere

venerdì 12 giugno 2009

Ottovolante

Corre l'ottovolante sui binari della vita
curve improvvise, grida, spaventi
per fortuna è solo un gioco e sai che tra poco la corsa si fermerà
eppure l'illusione è autentica e il panico sale.
sali sali sali sali
scendi scendi scendi scendi
la vita è come un ottovolante
un ottovolante in cui non sai se aspettare o temere la pausa finale.

martedì 9 giugno 2009

Pioggia di sorrisi

E' arrivata la pioggia. Strano.
il cielo è grigio, ma non abbastanza. la strada è asciutta.
l'asfalto, secco, non emana odori di albe e tramonti.
la rugiada un ricordo di inverni lontani.
non si ode rumore di pioggia.
eppure piove. lo sento lo vivo.
è arrivata la pioggia.
La pioggia dei sorrisi.

domenica 7 giugno 2009

Ci sono momenti

Ci sono momenti in cui il vuoto ti assale e ti pervade. Momenti in cui il terreno svanisce sotto i tuoi piedi. Momenti in cui ti puoi arrendere o combattere. In questi momenti io scrivo. O meglio trasmetto alle dita le parole che colgo nei meandri dell'universo che si connette magicamente al nostro cuore. Parole dure, forse. Parole dense, a tratti cupe.

Parole che mi liberano, sublimando il vuoto in una forma astratta eppur concreta.

Ecco quelle che mi hanno accompagnato e liberato qualche giorno fa.

Un volto perso nella nebbia
Distante, i lineamenti scomposti, sciolti dalla pioggia
Pioggia di semi d’argento e malto che si fondono in grida strazianti
Strazianti come quei primi vagiti.
Vagiti d’amore, di trionfo, di alienazione
Com’è grande il mondo,
oh madre, com’è grande.
Sensazioni stranianti lo colgono all’addome come pugni di vuoto esistenziale
Riconoscersi o scoprire? Entrare, uscire, partire.
Difficili traguardi si stagliano all’orizzonte. Si avvicinano allontanandosi
In beffardi sorrisi echeggianti ricordi lontani
Il monito del divino si sperde e si spande.
Moltitudini inarrestabili, globuli rossi e bianchi, guerre perse e mai combattute.
Senza senso il sangue perso.


Un uomo correva sul sentiero che conduceva in quel dove
Il battito del cuore martellava i suoi timpani dilatati dal sudore
Agitazione sensazione emozione
Difficile fermarlo, impossibile capirlo
Una corsa imposta, una corsa proposta, una corsa soccorsa
Correva quest’uomo, correva correva correva e mai si fermava
Il mondo svaniva dietro di lui, i colori svanivano nel grigio,
la terra si scioglieva in soffici nuvole
Un sentiero nel vuoto. Non sospeso ma inserito.
Un sentiero vuoto nel vuoto. Con un uomo che correva.
Correva allora e corre oggi.
Intorno a lui, il vuoto, non sembra ascoltare.


Sorpresa?
Ma quale sorpresa? Come si può attendere l’irrisolto, quando il risolto è stravolto?
Cenci addosso, caos intorno, vuoto dentro.
Odori scomparsi. Malinconia di un futuro ormai passato e di un passato ormai remoto.
Occasioni, erosioni, manifestazioni.
Sprazzi di totalità in estranianti gentilezze.
Stupore, sudore, odore, malore.


Chi era quell’uomo sconvolto che trascinava il sacco lungo la salita?
Un folle disperso? Un operaio stanco? Un contadino accaldato?
In molti se lo chiedevano. L’uomo ansimava e trascinava. Il volto impassibile,
il sudore colante.
Eccolo è giunto in cima. Si guarda intorno, apre il sacco e ci scopre l’infinito.
Ci si getta dentro e scompare.
Cosa resta? Un sacco vuoto, sporco di terra e fango e qualche goccia di sudore acido.

lunedì 1 giugno 2009

Il folle danza ancora

Sentire il vuoto svanire nell’acqua.
L’acqua scorrerti dentro, sensuale umida, fresca.
La pelle si apre al mondo, la vita ti sorride il sole ti scalda
Amore, quanto è bello
Eppure i pesci saltano e i gabbiani volano ignari, come piccioni sporcati di sangue
Il gelido monito di morte è spietato e ti può raggiungere ovunque,
ma senti che il calore per ora continuerà a proteggerti nella tua venuta.
Sensuale e sessuale si incontrano danzando in un fiume di lava dorata.
Gioia si esprime in questa danza folle, folle come le tue certezze dissolte e più volte ricostituite.
Resta il sonno, accogliente e sornione che ti condurrà in altri strani mondi sotterranei, dove fiamme e lune illumineranno i segreti dell’inconscio.
Particolari sorprendenti, immagini strade rumori.
Cosa resta? Un canto stonato ma gioioso e soprattutto tanta irrefrenabile musica.